Il libro dell'inquietudine by Fernando Pessoa

Il libro dell'inquietudine by Fernando Pessoa

autore:Fernando Pessoa [Pessoa, Fernando]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788852026249
Google: kctiWwubAigC
Amazon: B00I3P5CCU
editore: Newton Compton
pubblicato: 2006-10-15T00:00:00+00:00


221 220 [1929?]

Oggi mi sono svegliato molto presto, in un impeto confuso, e mi sono alzato lentamente dal letto, oppresso da un tedio incomprensibile. Non era stato causato da nessun sogno; nessuna realtà avrebbe potuto causarlo. Era un tedio assoluto e completo, ma fondato su qualcosa. Nel profondo oscuro della mia anima, invisibili, combattevano forze sconosciute e il mio essere era il campo di battaglia, e tutto me stesso tremava per lo scontro ignoto. Una nausea fisica verso la vita intera era sorta al mio risveglio. Un orrore di dover vivere si era alzato con me dal letto. Tutto mi è parso vuoto e ho avuto la fredda impressione che non esiste soluzione per nessun problema.

Un’enorme inquietudine mi faceva fremere a ogni piccolo gesto. Ho avuto timore non di impazzire, ma di venire inghiottito da quel pazzo posto. Il mio corpo era un grido latente. Il mio cuore batteva come se singhiozzasse.

A passi lunghi e falsi, che invano avevo cercato di rendere diversi, ho percorso, scalzo, la lunghezza della piccola stanza e la diagonale vuota della stanza interna, con la porta sull’angolo che dà sul corridoio. Con movimenti incoerenti e imprecisi ho toccato le spazzole sopra il comò, ho spostato una sedia, e una volta ho pure sbattuto la mano ondeggiante contro il ferro ruvido dei piedi del letto inglese. Ho acceso una sigaretta che ho fumato senza rendermene conto, e solo quando ho visto cadere la cenere sul cuscino – ma come è possibile, se non mi ci ero chinato sopra? – ho compreso di essere posseduto, o una cosa simile, nel mio essere, anche se non nel vero senso della parola, e che la coscienza che avrei dovuto avere di me si era alternata all’abisso.

Ho ricevuto l’annuncio del mattino, la poca luce fredda che getta un vago azzurro bianco sull’orizzonte che si rivela, come un bacio di gratitudine delle cose. Perché quella luce, quel giorno reale, mi liberava, mi liberava da non so cosa, porgeva il braccio alla mia vecchiaia ignota, accarezzava la mia infanzia posticcia, proteggeva il riposo mendico della mia sensibilità dilagante.

Ah, che mattino è mai questo, che mi risveglia di fronte alla stupidità della vita e alla sua grande tenerezza! Quasi piango vedendo rischiararsi davanti a me, sotto di me, la mia vecchia strada stretta, e quando la serranda della drogheria all’angolo si intravede già nel suo marrone scuro alla luce che inizia a traboccare, il mio cuore prova un sollievo da fiaba di fate reali e comincia a conoscere la sicurezza di non sentirsi.

Che mattino, questa angoscia! E quali ombre si allontanano? E quali misteri ci sono stati? Nulla: il suono del primo tram è come un fiammifero che illumina l’oscurità dell’anima e il calpestio forte del mio primo passante rappresenta la realtà concreta che mi esorta, con voce amichevole, a non stare così.



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